Tutti noi abbiamo avuto
grandi conversazioni.
Le abbiamo già avute.
Sappiamo com'è.
Il tipo di conversazioni
in cui ci si sente rapiti e ispirati,
si sente di essere riusciti a stabilire
una connessione vera e propria,
di essere stati perfettamente compresi.
Non c'è motivo
perché tutte le vostre conversazioni
non possano essere così.
Perciò, io ho 10 regole base.
Ve le mostrerò una per una,
ma, onestamente, se ne scegliete
anche solo una e la perfezionate
sarete già in grado di godervi
delle conversazioni migliori.
Numero uno: mentre parlate
non fatre altro.
E non intendo solo
posare il telefono
il tablet, le chiavi della macchina,
o qualsiasi cosa abbiate in mano.
Intendo, siate presenti.
Siate lì in quel momento.
Non pensate alla lite
che avete avuto con il vostro capo.
Non pensate a cosa
vi cucinerete per cena.
Se volete interrompere la conversazione,
interrompetela,
ma non siate metà lì
e metà da un'altra parte.
Numero due: non pontificate.
Se volete affermare la vostra opinione
senza ammettere replica,
discussione, opposizione o crescita,
scrivete un blog.
(Risate)
C'è un'ottima ragione se non lascio
spazio ai critici nel mio show:
perché sono davvero noiosi.
Se sono conservatori, odieranno
Obama, i buoni spesa e l'aborto.
Se sono liberali, odieranno
le grandi banche, le società petrolifere
e Dick Cheney.
Totalmente prevedibili.
E voi non volete essere così.
Dovete iniziare ogni conversazione
pensando che potreste imparare qualcosa.
Il famoso terapeuta M. Scott Peck ha detto
che il vero ascolto richiede
saper mettere da parte se stessi.
E questo significa a volte mettere
da parte la nostra opinione personale.
Diceva che,
sentendosi accettato,
chi parla diventerà
sempre meno vulnerabile
e più portato a svelare i recessi
della sua mente
a chi ascolta.
Ancora, supponete di avere
qualcosa da imparare.
Bill Nye: "Chiunque incontriate
sa qualcosa che voi non sapete".
Io dico così:
Ognuno è esperto di qualcosa.
Numero tre: usate domande
a risposta aperta.
In questo caso, prendete spunto
dai giornalisti.
Iniziate la domanda chiedendo
chi, cosa, quando, dove, perché o come.
Se elaborate una domanda complessa,
otterrete una risposta semplice.
Se vi chiedo: "Eravate terrorizzati?"
risponderete alla parola
più potente della frase,
cioè "terrorizzati" e la risposta
sarà "sì" o "no".
"Eri arrabbiato?",
"Sì, ero molto arrabbiato."
Lasciate che siano loro a descriverlo.
Loro sono quelli che lo sanno.
Provate a chiedergli cose come:
"Com'è stato?"
"Come ti sei sentito?"
Perché a quel punto potrebbero doversi
fermare un attimo per rifletterci
e otterrete risposte
molto più interessanti. ......
Celeste Headlee, https://www.youtube.com/watch?v=R1vskiVDwl4
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